C'era una volta un frutto speciale, una pera di nome Teo. Non era come le altre pere che amavano dondolarsi sugli alberi o rotolare in giardino. Teo amava osservare le nuvole e contare i petali dei fiori, ma quando c'era troppo rumore o troppi frutti intorno, preferiva stare da solo.
Teo aveva trascorso le sue prime stagioni nel Giardino dei Giochi, un luogo dove i frutti più piccoli imparavano a scoprire il mondo giocando e sperimentando. Qui aveva osservato i fiori sbocciare, imparato a sentire il profumo della pioggia e conosciuto altri frutti. Durante la primavera, si emozionava ogni volta che una goccia di pioggia lo accarezzava. In estate, si scoprì più forte e più brillante, con una buccia che iniziava a prendere il suo bel colore verde dorato.
Ma non tutte le stagioni erano facili per Teo. In autunno, quando il vento diventava più freddo e gli altri frutti cadevano dall’albero senza esitazione, Teo si sentiva insicuro. “Non sono pronto, papà,” disse una volta. “E se non saprò cosa fare quando toccherò il terreno?”
Arturo, il suo papà, lo rassicurò. “Ogni frutto ha il suo tempo, Teo. Tu crescerai, stagione dopo stagione, e quando sarai pronto lo sentirai nel cuore.”
Così, Teo trascorse l’inverno protetto dalle grandi radici di Arturo, ascoltando le storie del papà sul ciclo della vita e immaginando tutte le avventure che lo aspettavano. Quando tornò la primavera, Teo si accorse di essere cambiato. Si sentiva più sicuro, più grande, e il suo colore era ora un verde acceso con un tocco di giallo brillante.
A sei anni, Teo era ormai una pera forte e speciale. Aveva imparato a conoscere i suoi punti di forza e le sue insicurezze, e anche se certe cose lo mettevano ancora in difficoltà, si sentiva pronto per affrontare nuove avventure. Il passaggio dal Giardino dei Giochi al Bosco dei Saperi, una radura dove tutti i frutti imparavano a leggere, scrivere e scoprire il mondo, era il prossimo grande passo. E anche se l’idea lo spaventava un po’, sapeva di essere cresciuto abbastanza per provarci.
“Papà, pensi che sarò bravo nel Bosco dei Saperi?” chiese Teo una sera.
Arturo sorrise. “Teo, ogni stagione ti ha reso più forte e più unico. Hai imparato ad ascoltare te stesso, e questa è la cosa più importante. Non devi essere come gli altri, devi solo essere Teo. E io sarò sempre qui per aiutarti.”
Il giorno del primo giorno di scuola arrivò. Teo era ancora un po’ nervoso, ma si ricordò delle parole del papà. Quando gli altri frutti lo guardavano curioso perché stava in silenzio o perché ordinava le sue matite per colore, Teo spiegò che gli piaceva così. Alcuni frutti iniziarono a imitarlo, trovando divertente il suo modo di disegnare o di organizzarsi.
Un giorno, durante la ricreazione, un’arancia di nome Mila gli chiese: “Come fai a vedere tutti quei dettagli nei disegni?”
Teo sorrise timidamente. “Non lo so, ma a me viene naturale.”
Mila gli rispose: “È una cosa bellissima!”
Quella sera Teo raccontò tutto al papà, che lo abbracciò con le sue forti radici. “Vedi, Teo? Essere te stesso è la cosa più coraggiosa e più bella che puoi fare.”
E da quel giorno, Teo andò al Bosco dei Saperi con un cuore più leggero e un sorriso più grande, sapendo che il suo papà credeva in lui e che non doveva essere perfetto per essere speciale.
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