C'era una volta, in un piccolo villaggio, un muro molto speciale. Si trovava proprio al centro del paese, vicino alla scuola e al parco giochi. Non era un muro qualunque: si chiamava Matteo, ed era famoso per essere...difficile.
Matteo era un muro che non amava essere toccato o dipinto, e se qualcuno provava a dirgli cosa fare, rispondeva con un gran silenzio o, peggio, faceva cadere giù qualche mattone per farsi sentire! Gli abitanti del villaggio erano confusi: "Come facciamo a parlare con Matteo se sembra che non ci ascolti mai?"
Un giorno arrivò in paese una bambina di nome Chiara. Era curiosa e gentile, ma soprattutto paziente. Guardando Matteo, capì che quel muro non era cattivo, era solo...un po' particolare. "Forse non sa come rispondere," pensò Chiara.
Chiara iniziò ad avvicinarsi piano piano a Matteo. Non gridò, non provò subito a cambiarlo. Fece una cosa che nessuno aveva mai fatto: gli parlò come a un amico.
"Ciao Matteo, lo so che a volte non ti piace quando ti chiedono troppe cose. Ti va se parliamo un po'? Io ti ascolto."
Matteo non rispose, ma Chiara notò che i mattoni non si erano mossi. Era già un buon segno. Ogni giorno, Chiara tornava a parlare con Matteo. Gli raccontava storie, gli faceva domande semplici:
"Che ne pensi se oggi disegniamo insieme un fiore? Ma solo se ti va."
Matteo, lentamente, iniziò a rispondere. Non con parole, ovviamente, ma facendo brillare un piccolo mattone colorato ogni volta che gli piaceva qualcosa. Chiara capì che Matteo non voleva essere comandato, voleva essere coinvolto.
Così, con il tempo, tutto il villaggio imparò a parlare con Matteo. Per farlo, dovevano essere pazienti, usare domande invece di ordini, e soprattutto rispettare i suoi tempi.
Un giorno, un bambino disse:
"Matteo, costruisci un arco per noi? Sarà più bello per tutti!"
Matteo brillò con i suoi mattoni colorati e, pian piano, si trasformò in un bellissimo arco. Da quel giorno, Matteo non era più il muro che nessuno capiva, ma l’amico speciale che insegnava a tutti l'importanza di ascoltare e trovare un accordo.
Un giorno, dopo aver visto Chiara e Matteo interagire, altri bambini del villaggio iniziarono a incuriosirsi.
"Cosa fai sempre qui davanti a Matteo?" chiese Marco, un bambino vivace con un cappellino rosso.
"Parlo con lui," rispose Chiara. "Non risponde come noi, ma se gli piace qualcosa, i suoi mattoni si illuminano."
Marco si grattò la testa, dubbioso, ma decise di provare. "Ciao Matteo," disse. "Ti va se giochiamo insieme? Magari possiamo costruire una rampa per le mie biglie!"
All'inizio, Matteo non rispose. Ma Marco non si scoraggiò. Prese una biglia dalla tasca e la fece rotolare delicatamente vicino al muro. Dopo qualche istante, un piccolo mattone blu si illuminò. Marco saltò dalla gioia. "Ha detto sì! Ha detto sì!"
Con pazienza, Marco iniziò a costruire una rampa con l'aiuto di Chiara. Matteo, pian piano, fece brillare altri mattoni e indicò con i colori dove aggiungere altri pezzi. Alla fine, crearono una rampa perfetta, e tutti i bambini del villaggio iniziarono a usarla per le loro biglie.
Il giorno dopo, una bambina di nome Sofia, timida e con un grande libro di fiabe sotto il braccio, si avvicinò a Matteo. Aveva osservato Chiara e Marco, ma era troppo nervosa per parlare con il muro davanti a tutti. Decise di aspettare la sera, quando il parco giochi era tranquillo.
Si sedette accanto a Matteo e iniziò a leggere una fiaba: "C'era una volta un drago solitario che non sapeva come fare amicizia..." Sofia notò che, mentre leggeva, un mattone dorato iniziava a brillare ogni volta che la storia diventava emozionante.
"Ti piace, vero?" sussurrò Sofia con un sorriso. Così tornò ogni sera a leggere una storia a Matteo. Presto, i mattoni del muro iniziarono a mostrare disegni di draghi e castelli, incantando tutto il villaggio.
Infine, Luca, un bambino che adorava la musica, decise di provare anche lui. Portò la sua piccola armonica e iniziò a suonare. Matteo reagì subito: i suoi mattoni pulsavano a ritmo con la musica, creando un vero spettacolo di luci. Altri bambini portarono tamburelli, flauti e maracas, e presto Matteo divenne il centro di una festa musicale.
Grazie alla pazienza e alla creatività di Chiara, Marco, Sofia e Luca, il villaggio intero imparò a interagire con Matteo. Non era più "il muro difficile", ma un amico speciale che amava collaborare in modi unici. Gli adulti, osservando i bambini, capirono che Matteo non era "strano": aveva solo bisogno che qualcuno trovasse la chiave giusta per comunicare con lui.
Ora Matteo non era più solo un muro, ma un luogo magico, pieno di disegni, giochi e musica. Ogni mattone raccontava una storia di collaborazione e amicizia.
Fine
Morale della storia: Ogni persona (o muro!) ha il proprio modo di comunicare e contribuire al mondo. Con creatività e gentilezza, possiamo trovare il linguaggio giusto per costruire ponti e creare qualcosa di straordinario insieme.
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