Mario, il marciapiede stanco
- MammaFantasia
- 20 gen
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 5 mar

Mario era un marciapiede robusto e grigio, fatto di pietre levigate che brillavano un tempo sotto il sole. Era orgoglioso del suo lavoro: offrire un passaggio sicuro ai pedoni, ai bambini che correvano con i loro monopattini e alle mamme con i passeggini. Ma ormai, dopo anni di incuria, Mario si sentiva stanco e trascurato.
Ogni giorno, vedeva scene che lo facevano rabbrividire. Una signora elegante lasciava cadere il biglietto del parcheggio senza nemmeno guardarsi indietro. Un bambino apriva una caramella e lasciava la carta volare via, mentre la mamma sorrideva distratta. I ciclisti pedalavano sulle sue pietre con le ruote sporche di fango, e i cani, seppur adorabili, lo ricoprivano di "ricordi" che spesso nessuno raccoglieva.
"Perché nessuno si accorge di me?" pensava Mario. "Io sono qui per loro, li sostengo, li proteggo, eppure mi trattano come se fossi invisibile."
Una sera, quando il traffico si placò e la città si avvolse nel silenzio, Mario si confidò con un bidone della raccolta differenziata che si trovava vicino.
"Non ce la faccio più," disse Mario con voce tremante. "Voglio vivere in un posto dove le persone si prendano cura di me. Sono stufo di essere calpestato e sporcato senza rispetto."
Il bidone, un vecchio contenitore blu per la plastica, rispose con tono calmo:
"Ti capisco, Mario. Io sono qui per aiutare le persone a fare la cosa giusta, ma spesso mi ignorano. Sai quante volte trovo lattine schiacciate insieme ai resti di panini? O bottiglie di vetro che non mi appartengono? È come se non importasse a nessuno."
Mario annuì, o almeno lo avrebbe fatto se fosse stato possibile per un marciapiede.
"È una questione di rispetto," disse. "Non solo per me, ma per tutto l’ambiente. Se solo separassero i rifiuti, evitassero di gettare gomme da masticare e cartacce per terra... la città sarebbe più bella e vivibile per tutti."
Una mattina, Mario vide qualcosa che gli diede un po' di speranza. Una bambina con una giacca gialla si fermò accanto a una bottiglia di plastica abbandonata. Con attenzione, la raccolse e la gettò nel bidone giusto. Mario si sentì improvvisamente meno solo. Ma quel piccolo gesto fu subito seguito da una scena opposta: un adulto lasciò cadere una sigaretta accesa e la spense schiacciandola con il piede proprio sulle sue pietre.
Mario osservava con un misto di rabbia e tristezza. Anche nei giorni seguenti, nonostante piccoli segnali positivi, la situazione rimaneva invariata. La sua superficie si riempiva di gomme da masticare appiccicate, una dopo l'altra. Alcuni passanti gettavano cartacce proprio accanto ai cestini, come se fare due passi in più fosse un’impresa impossibile.
A peggiorare le cose, quando arrivava la pioggia, l’acqua sporcizia trascinava tutto nei tombini, intasandoli. Mario vedeva i suoi "colleghi" tombini lamentarsi, pieni fino all'orlo di plastica e foglie secche. La città diventava caotica, con pozzanghere ovunque, e nessuno sembrava capire che il problema iniziava proprio dai piccoli gesti quotidiani.
Una sera, Mario sentì il bidone sospirare.
"È una lotta continua," disse il bidone. "Ma dobbiamo continuare a resistere. Forse un giorno le cose cambieranno."
Mario, però, non era più così ottimista. "Non lo so. Mi sembra che le persone siano troppo distratte. Non si rendono conto che rispettare noi significa rispettare loro stessi."
Passarono settimane, mesi, anni. Mario continuava a sopportare. Si sentiva sempre più trascurato, coperto di crepe, sporco e grigio come il cielo di una città inquinata. I suoi sogni di vivere in un ambiente pulito e rispettoso si affievolivano ogni giorno di più.
Non ci fu un lieto fine per Mario. Rimase lì, immobile, come testimone di una società che preferiva ignorare i problemi invece di affrontarli. Ma, ogni tanto, vedeva un bambino o un adulto fermarsi, raccogliere un pezzo di carta o separare i rifiuti nel modo corretto. Quei piccoli gesti, anche se rari, gli ricordavano che forse un giorno qualcosa sarebbe cambiato. Forse. Ma per ora, Mario continuava a sopportare, un marciapiede stanco in un mondo che non sapeva ancora prendersi cura di sé.
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