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Luce e il segreto del tempo

  • Immagine del redattore: MammaFantasia
    MammaFantasia
  • 4 gen
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 5 mar

Luce e il segreto del tempo
Luce e il segreto del tempo

In una piccola bottega di un villaggio di montagna, c’era una candela chiamata Luce. Era alta, bianca e profumava di miele. Luce viveva su uno scaffale, accanto a tante altre candele colorate, e sognava di brillare più di tutte le altre.


"Un giorno illuminerò una grande festa!" diceva. "Sarò al centro dell'attenzione e tutti mi ammireranno!"


Le altre candele sorridevano, ma una, più piccola e già un po' consumata, le disse:

"Stai attenta, Luce. Non aspettare troppo. La vita di una candela è breve, e ogni momento è prezioso."


Luce ignorò il consiglio. "Ho tutto il tempo del mondo!" rispondeva.


Un giorno, una bambina di nome Clara entrò nella bottega con la sua mamma. Clara scelse Luce, attirata dal suo profumo e dalla sua eleganza. "La voglio per la mia stanza!" disse entusiasta.


A casa, Clara accese Luce per la prima volta. La candela sentì il calore del fuoco e si emozionò: finalmente avrebbe brillato come aveva sempre desiderato. La sua fiamma era luminosa, e l'intera stanza si riempì di una luce calda e accogliente.


Ma presto, Luce si accorse di qualcosa. Più brillava, più la cera si scioglieva, e lei diventava sempre più piccola. "Che succede?" si chiese. "Perché mi sto consumando così in fretta?"


Clara, felice, leggeva un libro alla luce di Luce. La candela, vedendo la bambina sorridere, capì di aver portato gioia, ma una domanda iniziò a tormentarla: "E se il mio tempo finisse prima che io possa fare tutto ciò che desidero?"


Le notti successive, Luce fu accesa di nuovo. Ogni volta brillava con tutto il suo cuore, ma ogni volta diventava più corta. Cominciò a preoccuparsi. "Forse non dovrei più essere accesa," pensava. "Se resto spenta, potrò durare per sempre."


Una sera, quando Clara era triste, accese Luce per consolarsi. La candela sentì il calore della fiamma e la vide sorridere. "Non posso restare spenta," si disse. "La mia luce ha uno scopo, anche se significa consumarmi."


Con il passare dei giorni, però, Luce diventò sempre più piccola, finché rimase solo un pezzetto di cera e uno stoppino corto. Una notte, guardò il soffitto della stanza e pensò: "Ho illuminato tante notti, ma non ho mai trovato il modo di durare più a lungo. Forse ho sbagliato qualcosa. Forse il mio tempo è stato sprecato."


Quella notte, Clara spense la candela per l'ultima volta e la posò sul comodino. Luce, ormai quasi esaurita, rimase lì, sola e silenziosa. Ma una domanda continuava a bruciarle dentro: "Esiste un modo per continuare a brillare, anche dopo che la mia cera sarà finita?"


Il mattino dopo, Clara trovò Luce sul comodino e la guardò pensierosa. Poi prese un pezzo di carta e scrisse qualcosa. Nessuno sa cosa scrisse, ma la candela non fu mai buttata via. Clara la conservò, e ogni volta che la guardava, sembrava ricordarsi qualcosa di importante.



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