Lo zaino che non sapeva dove andare
- MammaFantasia
- 8 gen
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Aggiornamento: 5 mar

Tra le cime innevate di una grande montagna, viveva uno zaino speciale chiamato Altea. Non era uno zaino qualunque: il suo tessuto era robusto e colorato, le sue tasche ampie e pronte per ogni avventura. Eppure, Altea si sentiva diversa dagli altri. Ogni compito, per quanto piccolo, le sembrava un mistero da risolvere, un sentiero senza cartelli.
Un giorno, gli escursionisti la scelsero per accompagnarli fino al rifugio delle cime alte. Per Altea era una grande responsabilità, ma anche un’impresa che le faceva un po’ paura. "Ce la farò?" si chiedeva. Mentre il gruppo si preparava, gli altri zaini si scrollavano la neve di dosso e sistemavano le fibbie con movimenti sicuri. Altea, invece, rimaneva immobile, osservandoli. Ogni suo tentativo di fare lo stesso risultava goffo, come se le sue fibbie non seguissero la sua volontà.
Un vecchio zaino, segnato dal tempo ma ancora saldo, si avvicinò con calma. "Non preoccuparti, Altea. A volte ci vuole un po’ di pratica per trovare il proprio ritmo." Le mostrò come scrollarsi la neve e sistemarsi, e Altea fece del suo meglio. Nonostante gli sforzi, però, si sentiva ancora diversa, come se quel mondo si muovesse troppo velocemente per lei.
Quando raggiunsero il primo rifugio, la sera era ormai calata. Gli escursionisti decisero di ripartire all’alba per evitare una tempesta. Altea li ascoltava parlare, ma il concetto di tempo sembrava sfuggirle. Per lei, il giorno e la notte si mescolavano, come le ombre che si allungavano sulle montagne. La mattina seguente, mentre tutti gli zaini erano pronti e carichi, Altea stava ancora cercando di capire cosa le servisse per partire.
"Altea, dobbiamo andare!" la chiamò uno degli escursionisti. Lei guardò il cielo, che si faceva sempre più chiaro, cercando di capire cosa fare. Sentiva il peso della propria lentezza, ma anche la spinta a non arrendersi.
Più tardi, durante il cammino, Altea notò uno zaino più piccolo che sembrava triste. Il suo tessuto era opaco, e le fibbie erano allentate. Altea si avvicinò piano, senza sapere bene cosa fare. Le parole si inceppavano dentro di lei, come nodi difficili da sciogliere. Avrebbe voluto confortarlo, ma non riusciva a trovare i gesti giusti. Restò accanto a lui in silenzio, sperando che la sua presenza potesse bastare.
Il gruppo riprese il viaggio, ma Altea si sentiva sempre più stanca. Ogni passo era più pesante del precedente, ogni respiro sembrava trattenere un pensiero inespresso. Le cime innevate si stagliavano alte nel cielo scuro, e il sentiero davanti a lei si perdeva tra la neve.
Si fermò un attimo, guardando le orme degli altri svanire. Si chiese se sarebbe mai riuscita a raggiungerli, se avrebbe trovato il suo posto, se il cammino aveva un senso. Ma non smise di andare avanti. Anche senza sapere esattamente dove stesse andando, una voce silenziosa dentro di lei la spingeva a proseguire.
E così, sotto le stelle fredde delle montagne, Altea continuò a camminare. Non sapeva se avrebbe mai trovato il suo rifugio, ma passo dopo passo, affrontava il viaggio con la speranza che, prima o poi, avrebbe capito dove andare.
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