La rivincita di Bea
- MammaFantasia
- 2 gen
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 5 mar

C’era una volta, in un piccolo villaggio immerso nel verde della campagna, un bradipo di nome Bea. Bea viveva in cima a un grande albero di mango che dominava la vallata. Le sue giornate trascorrevano lente e tranquille, proprio come piaceva ai bradipi. Ma Bea non era un bradipo come tutti gli altri.
Bea era goffa. Non era brava a muoversi tra i rami come gli altri bradipi. Le sue zampe sembravano sempre andare nella direzione sbagliata, e spesso scivolava o inciampava, attirando le risate dei suoi compagni.
“Ecco Bea la goffa!” la prendevano in giro i piccoli scimmioni. “Non riesce nemmeno a saltare da un ramo all’altro senza cadere!”
Bea ci rimaneva male ogni volta, ma non sapeva cosa fare. Non poteva cambiare il modo in cui si muoveva. La sua nonna, dolce e comprensiva, cercava sempre di confortarla.
“Non preoccuparti, tesoro,” le diceva. “Ognuno ha il suo ritmo, e troverai anche tu il tuo modo di brillare.”
Ma Bea si sentiva sola. Passava i pomeriggi a osservare gli altri animali giocare insieme: le scimmie saltavano e ridevano, i pappagalli gareggiavano in volo, persino le tartarughe sembravano più coordinate di lei quando facevano le loro lente passeggiate.
Un giorno, mentre si aggirava tristemente ai piedi del suo albero, Bea incontrò un giovane lemure di nome Max. Max non era del villaggio; si era trasferito lì da poco e aveva l’aria di qualcuno che amava divertirsi.
“Perché sei tutta sola?” le chiese Max.
Bea arrossì. “Non sono brava a giocare con gli altri. Sono goffa e mi prendono in giro.”
Max la guardò con curiosità. “E allora? Io non sono bravo a saltare in alto come le scimmie, ma ho trovato un modo per essere felice. Vuoi vedere?”
Bea annuì, un po’ scettica. Max la portò in una radura dove aveva costruito un piccolo percorso ad ostacoli fatto di tronchi, liane e pietre. “Qui mi alleno ogni giorno. Non importa se non sono perfetto. Mi diverto, e questo è ciò che conta.”
Bea osservò Max mentre si arrampicava, saltava e correva. Certo, non era veloce come le scimmie, ma aveva un’energia contagiosa.
“Vorresti provare?” le chiese Max.
Bea esitò. “Io... non sono brava.”
“Non devi essere brava,” le rispose Max. “Devi solo divertirti.”
Bea decise di provare. Con molta cautela, si avvicinò al primo ostacolo: un tronco da attraversare. Mise una zampa davanti all’altra, ma dopo pochi passi perse l’equilibrio e cadde.
“Va bene così!” la incoraggiò Max. “Riprovaci!”
Con il passare dei giorni, Bea tornò ogni pomeriggio alla radura. All’inizio era difficile: inciampava, scivolava, si arrampicava a fatica. Ma Max era sempre lì, pronto a incoraggiarla e a mostrarle come fare.
Con il tempo, Bea cominciò a notare dei piccoli miglioramenti. Riusciva a camminare sul tronco senza cadere, a saltare piccoli ostacoli e persino a dondolarsi un po’ sulle liane. Ogni volta che superava una nuova sfida, sentiva crescere dentro di sé una strana sensazione: fiducia.
Un giorno, mentre si allenavano, Max disse: “Bea, sai cosa? Sei migliorata tantissimo! Dovresti partecipare alla gara annuale del villaggio.”
“La gara?” Bea spalancò gli occhi. “Non posso! Non sono brava come gli altri!”
“Non importa,” le rispose Max con un sorriso. “La gara è solo un gioco. Non devi vincere. Devi solo divertirti e mostrare a tutti quanto sei determinata.”
Bea ci pensò per un momento. Era vero, non avrebbe mai battuto le scimmie o i pappagalli. Ma forse poteva provare, per se stessa.
Quando arrivò il giorno della gara, tutto il villaggio era riunito. Gli animali si schieravano sulla linea di partenza, pronti a dare il massimo. Le scimmie saltavano su e giù, impazienti, i pappagalli si pavoneggiavano con le loro piume colorate.
E poi c’era Bea, con il cuore che batteva forte. Sentiva gli occhi di tutti su di lei, e per un attimo pensò di scappare. Ma poi vide Max che le faceva cenno con la zampa, e ricordò tutto il lavoro che aveva fatto.
“Pronti, partenza, via!” gridò il giudice, un vecchio tucano.
Bea cominciò a muoversi. All’inizio era lenta, ma non si fermò. Superò il primo tronco con cautela, poi affrontò gli ostacoli uno per uno. Le scimmie e i pappagalli erano già lontani, ma Bea non si scoraggiò.
Quando arrivò al tratto con le liane, sentì un’ondata di panico. Era il suo punto debole, e temeva di cadere. Ma poi si ricordò delle parole di Max: “Non devi essere perfetta. Devi solo divertirti.”
Con un profondo respiro, Bea si aggrappò alla liana e si dondolò. Non fu elegante, e quasi perse l’equilibrio, ma ce la fece. Gli animali che la guardavano cominciarono a incitarla.
“Vai, Bea! Puoi farcela!”
Quelle parole la riempirono di energia. Superò l’ultimo ostacolo con un sorriso e tagliò il traguardo tra gli applausi. Non era arrivata prima, ma non importava. Per la prima volta, Bea si sentì parte del gruppo.
Da quel giorno, la vita di Bea cambiò. Gli animali del villaggio cominciarono a rispettarla per il suo coraggio e la sua determinazione. Anche quelli che prima la prendevano in giro ora volevano allenarsi con lei e Max.
Bea scoprì che la sua goffaggine non era un limite, ma una parte di sé che poteva trasformare in forza. Continuò a praticare sport, e ogni giorno diventava più sicura di sé.
E così, in quel piccolo villaggio di campagna, Bea il bradipo non era più sola. Aveva trovato un amico, una passione e, soprattutto, il coraggio di essere se stessa.
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