L'isola delle Ombre danzanti
- MammaFantasia
- 5 feb
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 5 mar

In mezzo all’oceano, nascosta tra le onde, esisteva un’isola misteriosa chiamata l’Isola delle Ombre Danzanti. A prima vista sembrava un luogo come tanti, con spiagge dorate, colline verdi e piccoli villaggi sparsi qua e là. Ma ciò che la rendeva unica era un segreto straordinario: ogni cosa, dalle persone agli oggetti, aveva due ombre. La prima era quella proiettata dalla luce del sole. La seconda, invece, appariva solo sotto la luce della luna e svelava pensieri, emozioni e sogni nascosti nel cuore.
Aurora, una bambina di dieci anni dai capelli spettinati e dal sorriso luminoso, viveva sull’isola con la sua famiglia. Curiosa e intraprendente, adorava esplorare i misteri del suo mondo speciale. Una notte, mentre passeggiava sulla spiaggia illuminata dalla luna piena, notò qualcosa di strano: il vecchio pescatore Enrico era seduto su una roccia, con un’ombra che danzava allegramente mentre lui sembrava triste.
"Enrico, perché la tua ombra è così felice mentre tu sembri triste?" chiese Aurora, avvicinandosi con cautela.
Il pescatore alzò lo sguardo e le sorrise con malinconia. "Piccola Aurora, le ombre della luna sono strane. Mostrano quello che il cuore nasconde. La mia ombra riflette i giorni felici in cui andavo a pescare con mio figlio, prima che si trasferisse lontano. Ora mi sento solo, ma la mia ombra non dimentica quei momenti."
Aurora rimase in silenzio, riflettendo. Guardò la sua ombra: era piccola, timida, quasi esitante. "Perché la mia ombra sembra così insicura?" si domandò.
"Forse vuole dirti qualcosa," rispose Enrico con saggezza. "Ascoltala."
Da quel giorno, Aurora iniziò a osservare con maggiore attenzione il legame tra le persone e le loro ombre. Durante le sue passeggiate, scoprì che ogni anno, nella notte della luna piena più luminosa, gli abitanti dell’isola organizzavano la "Festa delle Ombre". Era un’antica tradizione: nella grande radura al centro dell’isola, sotto la luce argentea della luna, tutti raccontavano storie ispirate alle proprie ombre.
Per la prima volta, Aurora decise di partecipare. Quando arrivò il turno di Enrico, egli narrò un ricordo speciale: "Un giorno, io e mio figlio passammo ore in mare senza pescare nulla. Poi, quasi per magia, una tartaruga si impigliò nella rete. Mio figlio insistette per liberarla, e quando lo facemmo, la tartaruga danzò nell’acqua come per ringraziarci. Da allora, mi chiedo se quella danza non fosse un segno: un piccolo gesto può cambiare tutto."
Aurora rimase affascinata. Sentì la sua ombra muoversi appena, come a incoraggiarla. Così decise di portare la Festa delle Ombre anche ai bambini, per aiutarli a scoprire l’importanza di ascoltare le proprie emozioni.
Radunò i suoi amici sulla spiaggia e li invitò a condividere storie sulle loro ombre. Un bambino timido confessò che la sua ombra lo incoraggiava a parlare di più. Una bambina piena di energia disse che la sua ombra sembrava voler correre ovunque, spinta dal desiderio di esplorare il mondo.
Quando arrivò il suo turno, Aurora disse: "La mia ombra è insicura, forse perché ho paura di non essere abbastanza coraggiosa. Ma ogni volta che affronto una paura, sento che la mia ombra diventa più forte. Forse sta cercando di dirmi che posso farcela."
Sotto la luna splendente, le ombre iniziarono a danzare insieme, e per la prima volta Aurora comprese il segreto dell’isola: non erano semplici riflessi, ma compagne fedeli, custodi di emozioni e sogni.
Quando il sole sorse, le ombre svanirono piano piano, lasciando negli abitanti un senso di pace. "Le ombre non ci confondono," disse Aurora, rivolgendosi a Enrico. "Ci guidano verso ciò che conta davvero."
Da quel giorno, ogni abitante dell’isola imparò a guardare le proprie ombre con occhi nuovi, non più come misteri da temere, ma come preziosi frammenti della propria anima.
Morale
Ognuno di noi porta dentro di sé emozioni e sogni che spesso restano nascosti. Le ombre ci insegnano a guardare più a fondo, a comprendere meglio noi stessi e gli altri, accettandoci per ciò che siamo davvero.
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