Il silenzio di Tommaso
- MammaFantasia
- 26 gen
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 5 mar

In un tranquillo villaggio vicino a un grande lago cristallino, viveva un bambino di otto anni di nome Tommaso. Aveva occhi grandi e pieni di curiosità, capaci di raccontare mille storie, anche se dalla sua bocca non usciva quasi mai una parola.
Tommaso portava dentro di sé un segreto che pochi riuscivano a comprendere: era come se un incantesimo silenzioso avvolgesse la sua voce ogni volta che lasciava la sicurezza della sua casa. Le parole si trasformavano in minuscoli pesciolini spaventati, che si nascondevano nelle profondità del suo cuore ogni volta che qualcuno cercava di parlargli. A casa, quei pesciolini si libravano in superficie, nuotando liberi nei suoi discorsi con la famiglia. Ma fuori, tra estranei e compagni di scuola, le parole restavano imprigionate in un lago di silenzio, limpido ma inaccessibile.
I compagni di scuola non capivano quel silenzio. Alcuni lo ignoravano, altri lo prendevano in giro. Ma Anna, una bambina vivace dai ricci scomposti e un sorriso contagioso, lo guardava in modo diverso.
Un giorno, durante l’intervallo, Anna si avvicinò a Tommaso, seduto da solo su una panchina vicino al giardino della scuola.
«Ciao, Tommaso!» disse con entusiasmo.
Tommaso alzò lo sguardo e sorrise timidamente, senza dire una parola. Anna non si scoraggiò e si sedette accanto a lui.
«Guarda cosa ho trovato in biblioteca!» esclamò, tirando fuori un grosso libro intitolato “I fiumi d’Italia e le loro storie”.
Aprì il libro e cominciò a leggere ad alta voce, descrivendo i grandi fiumi italiani: il Po che scorreva come una lunga spina dorsale del nord, l’Arno che attraversava città ricche di storia, il Tevere che portava vita e leggenda.
Mentre Anna leggeva, Tommaso si perse tra le sue parole. Erano come fiumi in piena, che scorrevano veloci e travolgenti, portando immagini, suoni e storie con sé. Sentì il desiderio di immergersi in quelle acque di parole, di farne parte, ma ogni volta che cercava di aprire la bocca, sentiva una diga invisibile che bloccava tutto.
Anna sembrava capire il suo silenzio, ma non ne faceva un problema. «Sai, i fiumi portano tutto con sé: sassi, legni, persino messaggi. Chissà se anche le parole funzionano così. Magari alcune restano intrappolate, ma prima o poi trovano una strada per uscire.»
Tommaso, affascinato dalle sue parole, annuì e indicò con un dito una pagina del libro. Era un disegno del lago di Garda, il più grande d’Italia, che sembrava abbracciare tutto ciò che lo circondava. Con una matita che Anna gli porse, Tommaso scrisse accanto al disegno una parola sola: “bello”.
Qualche settimana dopo, mentre passeggiavano lungo la riva del lago vicino al villaggio, Anna e Tommaso notarono un’insenatura nascosta da salici piangenti. Lì l’acqua era calma e rifletteva il cielo come uno specchio. Improvvisamente, dal lago emerse una luce blu intensa che sembrava danzare sull’acqua.
Davanti a loro apparve una figura straordinaria: una creatura luminosa, fatta di acqua e luce, con occhi profondi e gentili. Si presentò come Lyrios, il Custode del Lago.
«Benvenuti, piccoli esploratori,» disse con una voce melodiosa. «Avete scoperto un luogo speciale. Qui i desideri più sinceri possono trasformarsi in realtà, ma solo se si è disposti ad affrontare delle sfide.»
Anna guardò Lyrios con entusiasmo. «Che tipo di sfide?» chiese, stringendo la mano di Tommaso per dargli coraggio.
Lyrios indicò il lago, che cominciò a incresparsi dolcemente. «Le sfide non sono uguali per tutti,» spiegò. «Sono legate ai desideri che portate nel cuore. Per scoprire il vostro cammino, dovrete risolvere tre prove. Ogni prova vi aiuterà a conoscere meglio voi stessi e a liberarvi dalle paure che vi trattengono.»
Tommaso sentì un brivido, diviso tra la paura e la curiosità. Anna lo guardò con un sorriso incoraggiante. «Siamo pronti!» disse con entusiasmo, trascinandolo con sé verso il bordo dell’acqua.
Lyrios alzò una mano, e l’acqua si fece trasparente, mostrando al di sotto un percorso di pietre luminose che si estendeva nel lago. «Per affrontare le prove, dovrete collaborare e usare ciò che avete imparato finora. Non temete, io sarò qui a guidarvi.»
Le pietre cominciarono a brillare, e una dopo l’altra formarono una scia che conduceva verso il centro del lago. Anna e Tommaso si guardarono, emozionati. Senza esitazione, fecero il primo passo insieme, pronti a scoprire cosa li attendeva.
Mentre camminavano sulle pietre luminose, l’acqua attorno a loro iniziò a incresparsi. Le onde si fecero più alte, trasformandosi in un piccolo labirinto d’acqua che bloccava la loro strada. Lyrios apparve come un riflesso nell’acqua e disse:
«Per superare questa prova, dovrete lavorare insieme e trovare la via d’uscita. Non è la forza a guidarvi, ma l’osservazione e la fiducia reciproca.»
Anna osservò le onde e notò che si muovevano seguendo un ritmo particolare. «Guarda, Tommaso,» disse, «c’è un passaggio tra le onde, ma dobbiamo muoverci al momento giusto.»
Tommaso annuì e, seguendo le indicazioni di Anna, riuscirono a sincronizzare i loro passi. Grazie alla loro concentrazione e alla calma di Tommaso, superarono il labirinto e raggiunsero il prossimo tratto di pietre luminose.
Giunti in un’area tranquilla del lago, l’acqua si trasformò in un enorme specchio che rifletteva non solo la loro immagine, ma anche i loro pensieri e le loro paure più profonde. Lyrios riapparve e disse:
«Questa sfida richiede che affrontiate ciò che vi trattiene. Solo riconoscendo le vostre paure potrete andare avanti.»
Anna vide riflessa la sua immagine che si agitava, cercando di tenere tutto sotto controllo per paura di essere lasciata sola. Si rese conto che, a volte, voleva fare troppo per non sentirsi inutile. Guardò Tommaso e gli sorrise debolmente.
Tommaso, invece, vide il suo riflesso immerso in una nebbia di silenzio. Si sentiva piccolo e invisibile. Ma mentre osservava, ricordò le parole di Anna sui fiumi e quelle di Lyrios sul desiderio più profondo.
«Io voglio… voglio essere libero di parlare,» sussurrò, e lo specchio tremò. La nebbia intorno al suo riflesso iniziò a dissiparsi.
Anna si avvicinò a Tommaso, e insieme toccarono la superficie dello specchio, che si frantumò in mille frammenti di luce, lasciando il lago limpido. La seconda sfida era superata.
La pietra luminosa successiva li portò al centro del lago, dove le acque si fecero profonde e silenziose. Dal lago emerse una figura fatta d’acqua, che somigliava a Tommaso. Lyrios spiegò:
«Questa è la tua voce, Tommaso. Perché tu possa liberarla, devi darle fiducia e permetterle di fluire. Devi pronunciare ciò che senti nel cuore.»
Tommaso guardò la figura. Era bellissima e fragile, e sembrava aspettare qualcosa. Il nodo alla gola tornò, ma Anna gli strinse la mano. «Puoi farcela, Tommaso. Non sei solo.»
Tommaso chiuse gli occhi e respirò profondamente. Poi, con voce tremante ma chiara, disse: «Voglio parlare… voglio che le mie parole siano come i fiumi, libere di scorrere.»
La figura d’acqua si illuminò e si dissolse, fondendosi con il lago. Una luce blu brillante avvolse Tommaso, e lui si sentì leggero, come se un peso enorme fosse scomparso.
«Hai trovato la tua voce, Tommaso,» disse Lyrios. «Non sarà sempre facile, ma ora sai che è lì, pronta a fluire come un fiume impetuoso.»
Le sfide non avevano solo rafforzato Tommaso, ma avevano anche reso la loro amicizia più profonda. Ora sapevano che, insieme, potevano affrontare qualsiasi cosa.
Lyrios annuì, soddisfatto, mentre un sorriso illuminava il suo volto luminoso. «Il tuo desiderio è sincero e nasce dal cuore, Tommaso. È un desiderio potente, perché non riguarda solo te, ma il modo in cui vuoi entrare in contatto con gli altri. Per questo meriti un dono speciale.»
Con un gesto fluido delle mani, Lyrios sfiorò la superficie del lago. L’acqua cominciò a incresparsi dolcemente, come se danzasse, e una piccola goccia luminosa si sollevò nell’aria, scintillando di blu e argento. Lentamente, la goccia si trasformò in una pietra lucente, perfettamente liscia, che brillava come se contenesse l’intero cielo notturno.
Lyrios prese la pietra e la porse a Tommaso, che la osservò con occhi spalancati e pieni di meraviglia. «Questa pietra è molto più di un semplice oggetto,» spiegò Lyrios. «Rappresenta il tuo coraggio, quello che hai dimostrato oggi, e quello che continuerà a crescere in te. Ogni volta che sentirai la paura stringerti la gola, tienila stretta e ricordati di questo momento: hai trovato la tua voce una volta, e puoi farlo ancora.»
Tommaso prese la pietra con mani tremanti, sentendone il calore e la calma che trasmetteva. Era incredibile: sembrava che la pietra vibrasse leggermente, come se avesse un’energia propria. La strinse forte, sentendo una piccola fiamma accendersi nel suo cuore, un calore che non aveva mai provato prima.
«Ma ricordati, Tommaso,» continuò Lyrios con tono solenne, «questa pietra non è magia in sé. La sua forza viene da te. È il tuo coraggio che la alimenta. La pietra è solo un promemoria di quello che hai dentro di te. La vera trasformazione avverrà con il tempo e con i tuoi sforzi.»
Anna, accanto a Tommaso, lo guardava con occhi luccicanti. «È bellissima,» sussurrò, felice per l’amico.
Lyrios fece un passo indietro, l’acqua cominciò a circondare i suoi piedi, avvolgendolo. «Ora il mio compito qui è finito. Ricordatevi che il lago sarà sempre qui per voi, pronto ad accogliere i vostri pensieri e desideri. E Tommaso, il tuo viaggio è appena iniziato.»
Con un ultimo sorriso, Lyrios si dissolse in mille gocce di luce, che si fusero con le acque tranquille del lago. Tommaso guardò a lungo la pietra nella sua mano, sentendo che quel momento sarebbe rimasto con lui per sempre.
Da quel giorno, qualcosa dentro Tommaso cominciò a cambiare. Non era una trasformazione improvvisa o magica, ma un piccolo, delicato germoglio che cresceva giorno dopo giorno. La pietra blu che Lyrios gli aveva donato diventò il suo talismano, sempre con lui, nella tasca dello zaino o stretta tra le mani nei momenti di difficoltà. Quando il nodo alla gola tornava a stringerlo, Tommaso chiudeva gli occhi e pensava alle parole del Custode: “La forza è già dentro di te.”
A scuola, Anna gli fu sempre accanto. Durante le pause, portava con sé nuovi libri o inventava giochi in cui le parole non erano necessarie. Ma ogni tanto, con delicatezza, lo incoraggiava a dire qualcosa, anche solo una parola. «Non importa quanto sia piccola,» diceva sorridendo, «le parole sono come i ruscelli: all’inizio sono timidi fili d’acqua, ma presto diventano fiumi impetuosi.»
Tommaso cominciò con piccole conquiste. Un timido «grazie» alla maestra quando gli passava un quaderno. Un «ciao» sussurrato al compagno di banco. Ogni volta che parlava, il mondo sembrava un po’ meno spaventoso, e la pietra blu nella sua tasca sembrava scaldarsi, come se approvasse il suo coraggio.
A casa, i suoi genitori notarono il cambiamento. Erano commossi nel vedere Tommaso raccontare a bassa voce frammenti della sua giornata, un progresso che sembrava impossibile solo poche settimane prima. «Non dobbiamo avere fretta,» diceva il padre, «lasciamo che trovi il suo ritmo, proprio come fanno i fiumi.»
Un giorno, durante una lezione, la maestra chiese alla classe di parlare di qualcosa che amavano. Tommaso sentì il cuore battere forte. La paura lo avvolgeva come una nebbia, ma in tasca stringeva la sua pietra blu. Si alzò lentamente, tra gli sguardi sorpresi dei compagni, e con una voce tremante ma chiara disse: «Mi piace… il lago.»
Ci fu un attimo di silenzio, poi un applauso spontaneo riempì l’aula. Anna lo guardava con un sorriso raggiante, e Tommaso sentì un calore salire al petto. Era come se il muro di silenzio che lo aveva intrappolato per tanto tempo iniziasse finalmente a sgretolarsi.
Nel tempo, Tommaso trovò la sua strada. Non divenne mai il più loquace della classe, ma imparò a parlare quando era importante, a esprimere i suoi pensieri e i suoi sogni. La pietra blu rimase con lui, un simbolo di tutto ciò che aveva superato.
Un pomeriggio, mentre camminava con Anna lungo la riva del lago, si fermò e osservò le acque calme. «Sai,» disse, con una voce sicura che non aveva mai avuto prima, «le parole sono proprio come i fiumi. A volte restano bloccate, ma trovano sempre una strada.»
Anna lo guardò, sorridendo. «E tu, Tommaso, hai trovato la tua.»
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